[:en]Natale,stocazzo,regali
Il Natale, per me, comincia a Ferragosto.
Quando, appena messo piede nella mia isola dei sogni e armata fino ai denti di bagagli, teli mare, figli rompicoglioni e marito isterico, ricevo puntualmente, ogni anno, la telefonata di mia madre:
“LO SAI CHE OGGI HO INIZIATO A PREPARARE I REGALI DI NATALE?”
Ok, ci sono 38 gradi all’ombra, mi suda anche il malleolo, non ho ancora messo un alluce nell’acqua cristallina e peró mi tocca. Sì, mi tocca stare a sentire QUAL È il regalo prescelto per il prossimo White Christmas.
Premessa.
Mia madre, classe 1945, è un’appassionata di bricolage, di tricotage, di ikebana e di tutte quelle attività fastidiose che comportano ore e ore di scassamento di maroni a chi deve sorbirsene la descrizione.
(Io, ad esempio, senza fare nomi).
Quindi, rassegnata, appoggio la canoa alla prima palma disponibile e mi accingo a venire informata, secondo per secondo e in tempo reale, della decisione presa: come regalo di Natale, per le sue tre nipotine, la nonna preparerà dei fantastici SCALDACOLLO IN LANA COTTA.
Segue una minuziosa descrizione dei materiali, dei colori scelti in base alle caratteristiche estetiche delle nipotine, dei negozi con relativi costi, pregi e difetti degli accessori.
Il tutto mentre sto disfacendo le valigie, riponendo costumi e ciabatte, prenotando le cabine, i lettini e il fritto misto con salsine assortite alla pizzeria Marechiaro giù al porto.
Tra descrizioni entusiastiche di metri e metri di lana cotta, inserti in visone e bottoni impunturati, la temperatura esterna da me percepita sfiora ormai i 200 gradi, l’umidità relativa delle mie ascelle è al punto “gelatina”, mi sudano anche i peli del gomito e datemi ‘na birra ghiacciata, sennó esplodo.
Da Ferragosto in poi, ogni giorno porta poi la sua pena.
Il filo tirato, un buco antiestetico, il gatto che si rifà le unghie proprio sul lavoro finito… una tragedia dietro l’altra, con pianti, crisi di nervi, scene madri che Malgioglio lèvati, esaurimenti a raffica e rapide risalite fino alla magica VIGILIA DI NATALE, quando gli scaldacollo in lana cotta, incartati come bonbon e altrettanto perfetti, vengono consegnati con tanto amore dalla nonna alle tre nipotine preadolescenti in piena tempesta ormonale.
I COMMENTI:
“Grazie, nonna, bellissimo! lo posso mettere attorno al cuscino di Fuffy, vero?”
“Bello, nonna, mi sa che per la cervicale della mamma farà sicuramente miracoli… ”
“Nonna, lo sai che a me il colore MATTONE non piace! Me ne fai uno bluette, glitterato, con il bordo fluo?”
“Non so cos’è, nonna! Posso portarlo al negozio e scambiarlo con una ricarica WIND da 25 euro?”
RISULTATO: muso lungo, occhio velato di lacrime, peso sullo stomaco per tutto il cenone.
Figlie trafitte da occhiate inceneritrici e minacce mafiose.
SIPARIO!
N.d.r: quindi, anche quest’anno, da Natale e fino a Ferragosto, so già che ci toccherà sorbire la solita lista della spesa su quanto siano maleducati, poco simpatici, egoisti e buoni a nulla i giovani d’oggi.
E BUON NATALE STOCAZZO.
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Il Natale, per me, comincia a Ferragosto.
Quando, appena messo piede nella mia isola dei sogni e armata fino ai denti di bagagli, teli mare, figli rompicoglioni e marito isterico, ricevo puntualmente, ogni anno, la telefonata di mia madre:
“LO SAI CHE OGGI HO INIZIATO A PREPARARE I REGALI DI NATALE?”
Ok, ci sono 38 gradi all’ombra, mi suda anche il malleolo, non ho ancora messo un alluce nell’acqua cristallina e peró mi tocca. Sì, mi tocca stare a sentire QUAL È il regalo prescelto per il prossimo White Christmas.
Premessa.
Mia madre, classe 1945, è un’appassionata di bricolage, di tricotage, di ikebana e di tutte quelle attività fastidiose che comportano ore e ore di scassamento di maroni a chi deve sorbirsene la descrizione.
(Io, ad esempio, senza fare nomi).
Quindi, rassegnata, appoggio la canoa alla prima palma disponibile e mi accingo a venire informata, minuto per minuto ed in tempo reale, della decisione presa: come regalo di Natale, per le sue tre nipotine, la nonna preparerà dei fantastici SCALDACOLLO IN LANA COTTA.
Segue una minuziosa descrizione dei materiali, dei colori scelti in base alle caratteristiche estetiche delle nipotine, dei negozi con relativi costi, pregi e difetti degli accessori.
Il tutto mentre sto disfacendo le valigie, riponendo costumi e ciabatte, prenotando le cabine, i lettini e il fritto misto con salsine assortite alla pizzeria Marechiaro giù al porto.
Tra descrizioni entusiastiche di metri e metri di lana cotta, inserti in visone e bottoni impunturati, la temperatura esterna da me percepita sfiora ormai i 200 gradi, l’umidità relativa delle mie ascelle è al punto “gelatina”, mi si decompongono anche i peli del gomito e datemi ‘na birra ghiacciata, sennó esplodo.
Da Ferragosto in poi, ogni giorno porta poi la sua pena.
Il filo tirato, un buco antiestetico, il gatto che si rifà le unghie proprio sul lavoro finito… una tragedia dietro l’altra, con pianti, crisi di nervi, scene madri che Malgioglio lèvati, esaurimenti a raffica e rapide risalite fino alla magica VIGILIA DI NATALE, quando gli scaldacollo in lana cotta, incartati come splendidi bijoux e altrettanto preziosi, vengono consegnati con tanto amore dalla nonna alle tre nipotine, ormai preadolescenti in piena tempesta ormonale.
I COMMENTI:
“Grazie, nonna, bellissimo! lo posso mettere attorno al cuscino di Fuffy, vero?”
“Bello, nonna, mi sa che per la cervicale della mamma farà sicuramente miracoli!”
“Nonna, lo sai che a me il colore MATTONE non piace! Me ne fai uno bluette, glitterato, con il bordo fluo?”
“Non so cos’è, nonna! Posso portarlo al negozio e scambiarlo con una ricarica WIND da 25 euro?”
RISULTATO: muso lungo, occhio velato di lacrime, peso sullo stomaco per tutto il cenone.
Figlie trafitte dalle mie occhiate inceneritrici con contorno di inequivocabili minacce mafiose.
SIPARIO!
N.d.r: quindi, anche quest’anno, da Natale e fino a Ferragosto, so già che ci toccherà sorbire la solita lista della spesa su quanto siano maleducati, poco simpatici, egoisti e buoni a nulla i giovani d’oggi.
E BUON NATALE STOCAZZO.
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