E’ necessario essere donna per essere femminista?
E’ da diversi giorni che questa domanda mi rigira per la testa. Il femminismo è roba da donne o no? O meglio, l’essere femminista prescinde dall’essere donna o no? Sono partita da un fatto. Dopo la morte di Ruth Bader Ginsburg, la giudice della Corte Suprema Americana, nominata da Clinton e deceduta pochi giorni fa, Trump ha fatto il nome di Amy Coney Barrett. Certo, Amy Coney Barrett non è ancora stata eletta, per ora è stata solo nominata dal Presidente, ma di fatto è una formalità.
Evviva, un’altra donna! Oh, er ciuffo biondo per una volta ci ha visto lungo e ha fatto qualcosa di giusto!
Davvero?
Ovviamente no. Mai una volta che ne faccia una giusta.
Perchè tanto RBG (così chiamata Ruth Bader Ginsburg negli Stati Uniti dove, siccome non c’è tempo per niente tutto viene trasformato in acronimo) era liberale, a favore dei diritti delle donne, contro il gender pay gap, per i matrimoni tra persone dello stesso sesso, schierata con la comunità LGBTQ+, tanto Amy Coney Barrett, mamma di sette figli nominati uno per uno da Trump (come se l’essere madre definisse in primis ciò che lei è), è antiabortista, fervente cattolica, contraria ai matrimoni tra persone dello stesso sesso e convinta che in casa sia il marito a portare sempre e comuque i pantaloni.
Ecco, scegliere una donna, scegliere questa donna, è tutto tranne che femminista, perchè lei di fatto è la prima nemica delle donne.
La sua scelta è forse la cosa più maschilista che ci possa essere, perchè proporre una donna che, in pratica odia le donne, va a giustificare tutti i comportamenti misogini. Sì, una donna antiabortista, che non considera uomo e donna allo stesso livello, che nel dubbio il marito comanda, è una donna maschilista. E di una donna così la società civile non ha bisogno. Non ne hanno bisogno le donne che, una volta di più, vedranno considerati privilegi quelli che dovrebbero essere diritti e non ne hanno bisogno gli uomini che meriterebbero di gareggiare “alla pari”, senza vittorie immeritateper merito esclusivo del loro genere.
Se avete voglia leggete il libro La lista degli Stronzi, l’ultimo romanzo di John Niven. In questo libro, ambientato nel 2026 si ipotizza un governo americano presieduto da Ivanka Trump, figlia prediletta di Donald, arrivata alla Casa Bianca dopo la vittoria del padre alle elezioni del 2020. Il libro non parla di un futuro con auto che volano o telefoni impiantati direttamente sotto pelle, parla di una realtà molto più simile a quella che conosciamo, ma infinitamente più inquietante. Con una donna a capo degli Stati Uniti, capace di separare le madri dai propri figli, di sterilizzare a forza le donne straniere ma che ehi, nel tempo libero ama essere una mamma sprint e non rinuncia ai suoi hobby!
Provate a leggerlo e ditemi se quelle pagine non sembrano uscite da un film horror.
Io sono rimasta terrorizzata. Ma allo stesso tempo, se volete recuperare un po’ di fiducia nel mondo, leggete le Solite sospette, ve ne avevamo già parlato qui. Un libro dello stesso autore che è un vero e proprio manifesto femminista, che tutte le giovani donne dovrebbero leggere. Ma pure quelle più mature.
Perchè no, non è obbligatorio essere donne o scegliere delle donne per essere femministi.
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