L’autunno su Instagram è una cosa meravigliosa.
E’ un brulicare di foglie con gradazioni di colore che vanno dall’ocra al magenta, dal verdone al rosso acceso. Zucche appoggiate sui davanzali con qualche candelina per creare l’atmosfera, cieli tersi o al contrario pioggerelle delicate viste da un cottage nella brughiera.
L’autunno su Instagram è così bello che anche le foto fatte dai tram in movimento appaiono poetiche. Quelle gocce che cadono dai finestrini, la città che scorre fuori e una distesa di ombrelli.
L’autunno su Instagram è fatto di tisane, torte glassate che profumano di spezie, gattoni che riposano pigramente vicino a un camino, libri da leggere, posizioni yoga per ritemprare mente e spirito. Bagni caldi che profumano di fiori e vaniglia, bicchieri di vino rosso e caldarroste.
L’autunno su Instagram è fatto di ragazze bellissime, accoccolate con caldi maglioni di lana, gambe nude e calzettoni, capelli tirati su con una penna a fare da molletta e qualche ciocca malandrina che ricade. L’autunno su Instagram è fatto di stivali da pioggia che ricordano quelli degli stallieri inglesi e di cappelli che avvolgono la testa in una coccola.
L’autunno su Instagram è fatto di bambini vestiti per Halloween con costumi fatti a mano, curati, spaventosi ma tanto teneri, buffi ragnetti, deliziose streghette e cestini per la raccolta delle caramelle a forma di zucca intagliata. Le case sono addobbate con ragnatele di filo, finti pipistrelli e buffi gatti neri.
Questo su Instagram.
Appunto.
Nella realtà è tutta un’altra cosa.
L’autunno nella realtà è un brulicare di foglie a terra, gialle o marroni. Che normalmente nascondono cacche di cane o altre foglie cadute in precedenza, ormai diventate poltiglia, così viscide da farti scivolare come se stessi indossando le scarpe da ginnastica dei bambini, quelle con le rotelle a scomparsa sotto il tallone. Le zucche le hai in cucina, ma non piacciono quasi a nessuno. E tu ti ingegni, vellutate, zuppe, risotti, al forno. Ma finisce che le mangi solo tu. E alla fine ne hai la nausea, che ti vuoi vendicare e allora non le intagli, no, le accoltelli con violenza.
L’autunno nella realtà, quando sali sul bus è come se entrassi in un bagno turco. E’ umido. Quell’umidità data dalla pioggia e dall’umanità stipata sul tram. Tutti attaccati, tutti sudati, gli ombrelli che ti colano acqua nelle scarpe, le mani umidicce, quella goccia di sudore che dal collo senti scendere lungo la schiena e tu lo sai, stasera avrai mal di gola. E poi la puzza di sudore. Tutti dicono l’estate, ma pure l’autunno in quanto a puzza non scherza.
L’autunno nella realtà è fatto di tisane, che poi scopri essere Tachiflu dec perchè la combo umido/sudore/freddo ti ha steso. E per di più Tachiflu dec alla menta, neanche quello al limone che ancora ancora è tollerabile.
L’autunno nella realtà, se ti vestistissi come le ragazze su Instagram, avresti come minimo un’influenza intestinale a settimana, perchè l’arietta che arriva dalle gambe nude e sale sotto il maglione di lana è capace di stendere pure Rambo, figuriamoci noi semplici donne degli anni duemila.
L’autunno nella realtà, come ogni anno, è fatto di costumi per Halloween comprati di fretta al discount la sera prima. Di due taglie più grandi “così lo sfruttiamo anche l’anno prossimo”, con pianti perchè “io volevo il costume del pirata scheletro” e invece “fatti andar bene il vigile del fuoco zombie”.
Diciamoci la verità, l’autunno nella realtà fa abbastanza schifo.
Però delle ottime PR.
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