Siamo l’unico grande paese d’Europa a non avere subìto attentati negli ultimi 15 anni: c’entrano un jihadismo disorganizzato e l’efficacia del nostro antiterrorismo?
Certo che sì. Mica abbiamo le intelligence degli altri Paesi, noi.
Quelle che fanno passare camion sulle promenade, gente con la barba ai mercatini di Natale, strani pacchi nelle metropolitane e tritolo nei bagagli a mano.
Qui da noi, la prima volta che ci hanno provato, sono atterrati due terroristi a Olbia.
Si erano travestiti da sardi per confondersi con i viaggiatori locali, ma poi nel bagaglio a mano non avevano casu axedu, brugnolusu de arrescotuné, carasau, moddizzosus, malloreddus, nemmeno una ceadas.
Al controllo, i nostri si sono insospettiti e hanno chiesto loro di baciare la Cotenna del Santo Proccheddu ma hanno risposto che avevano l’artrite al ginocchio.
Quindi hanno chiesto loro di tradurre:
“Su molenti sardu du frigas una botta scetti”.
Si sono consultati e hanno risposto:
«Metti un sardo nel frigo e dagli una botta».
Arrestati.
Ne hanno mandati altri due a Punta Raisi, questa volta travestiti da siciliani.
Al controllo, i nostri si sono insospettiti e hanno chiesto loro di dire chi li mandava. Hanno risposto con un cenno del capo accompagnato da “Ntz”. Siciliani doc, li hanno fatti passare.
Per passare i controlli, avevano caricato il tritolo nelle valigie che vanno in stiva, dopo tre mesi al nastro bagagli i nostri si sono insospettiti e hanno chiesto loro di tradurre:
“Accussì voli Iddiu: tu manci e io tàliu”.
Si sono consultati e hanno risposto:
«You eat and I look at you, so God wants».
Arrestati.
Ne mandano altri due, a Orio al Serio, stavolta travestiti da bergamaschi.
Al controllo, i nostri si sono insospettiti perché nel bagaglio a mano non avevano nemmeno una cazzuola.
Per verificare la loro identità hanno chiesto:
“Avete casonsèi o scarpinòc da dichiarare?”
Si sono consultati e quindi hanno risposto:
«No, non fumiamo».
Arrestati.
A questo punto, viene riunito il consiglio d’amministrazione dell’Isis. Come si può fare, come non si può fare…
Proviamoci per l’ultima volta, ma questa volta mandiamoli a Capodichino.
I due arrivano, scendono dall’aereo e non se li impippa nessuno. Nessuno che chiede documenti, nessuno che fa loro domande strane.
“Oh, stavolta è quella buona”, pensano fra sé.
Ritirano i bagagli con il tritolo e si avviano verso l’uscita, quando passano due in motorino e li scippano della valigia. Fanno per alzare la mano per chiedere aiuto e passano altri due con un altro motorino e sfilano loro gli orologi. Quindi fanno per correre dietro ai mariuoli, ma non si accorgono del tassista abusivo che stava passando proprio in quel momento e che li prende in pieno. Arriva l’ambulanza, li raccoglie e li porta al pronto soccorso.
E lì ancora stanno, aspettando che si liberino due letti.
Alcuni di voi penseranno che la vera ragione è che l’Italia è l’inizio del “sentiero”: da qui passano e vanno verso Nord e, lungo la medesima rotta, tornano indietro.
Altri penseranno che la vera ragione è che non contiamo un cazzo, che siamo talmente disperati che facciamo pena persino ai terroristi.
Altri ancora penseranno che produciamo e vendiamo armi in tutto il mondo e che gli inciuci internazionali fra le varie mafie di tutto il mondo, di sicuro, prevedono il non farsi attentati reciprocamente.
Beh, non è così.
Sappiate che sono stati mandati altri due terroristi a Malpensa e hanno anche passato i controlli.
Quali controlli?…
«AAAALT. Oh, figa… È l’ora dell’apericena! Uè, GIARGIANA, venite anche voi due?».
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