Nel 2015 non avevo ancora 31 anni. Lo so, è scontato ma il pensiero non mi lascia mai indifferente. Nel 2015, dicevo, continuava a succedere questa cosa delle liste.

Come quando non vuoi mangiare una cosa e te la offrono sistematicamente, come quando non vuoi pensare a qualcosa e ti sembra che tutto te la faccia tornare in mente, l’ultimo anno dei miei “ruggenti anni 20”, cominciai a imbattermi costantemente in queste “Liste di cose da fare prima dei 30”.

Erano lunghissime, infinite e soprattutto, per me, anacronistiche perché a 29 anni è già tardi per mettere in atto anche uno solo, di tutti i punti dell’elenco.

Così, consultare queste liste diventò più che altro una verifica: quante di queste cose ho fatto?

Una lista, in particolare, mi colpì, quella del The Graduates Chronicle (http://www.thegraduateschronicle.it/blog/2015/04/lista-prima-dei-30-anni/) che proponeva circa 30 cose da fare. Cioè, ottimisticamente, una l’anno.

1. Fai un viaggio. Beh sì dai, qui ci siamo, c’è stata quella volta che sono stata a Parigi con…

“No cara!”- sì, quella lista mi parlava – “troppo facile. Un viaggio, non una vacanza.

La differenza sembra sottile invece è a dir poco categorica: il viaggio è quello che ti cambia la vita, quello dove vai alla scoperta di te stesso… Ok, troppo complesso.

Sono passata alla 2.

2 Cosa vuoi davvero dalla vita? Sono passata subito alla 3.

3 Fai un lavoro pagato male Ah! Perfetto, qui avevo addirittura una lista da proporre a questa lista.

“No cara, troppo facile. Devi fare un lavoro pagato male che però ti renda felice”.

Ah: felice. Felice forse è una parola grossa. Un attimo… e se ho fatto un lavoro meraviglioso ma non pagato affatto, vale lo stesso? “No, cara, se non è pagato non è neanche definibile come lavoro”. Come potevo contraddirla?

Però, qui la lista aveva già cominciato a infastidirmi: troppo saccente.

4 Candidati per il lavoro dei tuoi sogni Perfetto! Ho passato gli ultimi 9 anni a farlo.

In fondo non aver fatto i punti 1, 2 e 3, per concentrarmi sul 4, era anche una buona scusa e … “No cara, non essere così auto indulgente”.

Qui la lista aveva seriamente cominciato a innervosirmi.

5 Impara una nuova lingua… Nuova? In che senso? Cioè, capire l’inglese abbastanza, conta? O si intende un’altra lingua oltre l’inglese… “UNA.NUOVA.LINGUA.”.

Ok. Qui la lista mi aveva stufato. Non ce l’ho fatta a proseguire fino alla fine.

Chiariamo. Io quando ho una lista della spesa la dimentico a casa, o la porto dietro e dimentico di consultarla, o la perdo, o non la scrivo affatto.

Questo è il mio atteggiamento con le liste. Era prevedibile che l’elenco di cose da fare o, nel mio caso, che avrei dovuto fare prima dei 30, sarebbe stato un disastro emotivo e portatore di ansia.

Esiste davvero un’età giusta per fare le cose? È una questione di età o di mood? Di atteggiamento mentale? Forse dipende dalle persone.

Nel mio caso, le liste sono sempre servite a farmi capire che è meglio non seguirle, non fanno per me.

Io rendo meglio, senza lista.

A me riescono meglio le cose tra un punto e l’altro, tra un approdo e il successivo, mi riesce meglio mescolare tutte le cose da fare, quelle fatte e quelle che sto facendo, in un post- it un po’ confuso ma, almeno, non imposto da nessuno, soprattutto da me stessa.

Insomma: at least, no list.

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