Oggi, al mare, avevo l’ombrellone vicino a dei ventenni.
“…Che sarà mai, mica sono tanto più grande di loro!”, mi autoconvincevo.
Hanno fatto il bagno dopo mangiato e li volevo andare a raccattare per le orecchie uno per uno. Li schedavo, facevo già il toto-congestione, ho delineato una cartella clinica mentale per ognuno di loro, mettendo anche in conto l’indice di massa corporea di ognuno e le apparenti condizioni fisiche generali.
Hanno messo musica ad alto volume proprio quando la prima smandata de sonno m’ha spiaccicato il muso sopra il Bartezzaghi.
Hanno pomiciato sulle sdraio, fumato sigarette e ballato.
Nessuno di loro si è messo la crema, sentenziavo mentre mi spalmavo da tre quarti d’ora la 50 sulle spalle.
Quella che non s’assorbe mai.
Che lascia una bianca patacca di mestizia, debolezza e inabilità fisica.
Ad un certo punto, dalla loro cassa è partita “This is the rhythm of the night“: la metà di me ha annuito compiaciuta e ne sottolineava i bassi con su e giù de capoccia, ma l’altra, fiera e gelosa, voleva urlare: “ENNNNO’, EEEEH! QUESTA LA BALLAVO IO, NEGLI ANNI MIEI!”
Per reprimere gli istinti nazionalistico-generazionali, sono andata a prendermi una birretta. Ci sta sempre, no? Fa giovane e non impegna.
Nel frattempo, ho messo le cuffiette e cercavo di trasudare gioventù il più possibile, ma mentre rimettevo a posto il portafogli, un soffio di vento mi ha smascherata.
Ha fatto rotolare giù dalla borsa la vitale tessera punti della Coop.
Quella per prendere il set di coltelli da cucina.
Mi mancano solo due bollini.
Al tramonto di una lunga giornata, sul far delle onde addolcite dal soffio della bonaccia, mentre l’anzianità, ormai palesata, trascinava via l’ultimo mio barlume di dignità, ho dribblato i ventenni che giocavano a calcio sul bagnasciuga per recuperare epicamente la mia tessera punti prima che finisse in mare.
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