Quello che non sopporto della maternità

 

maternità

Quando sarò vecchia e decrepita e comincerò a rimpiangere di non aver passato più tempo con le mie figlie – che ormai saranno sposate con un brasiliano e staranno girando il mondo in barca a vela – dovrò ricordarmi di alcune cosette.

Non sopporto leggere i libri ai bambini (figuriamoci ai bambini degli altri…)
Leggere al mattino mi fa venire mal di testa, leggere alla sera mi fa venire sonno, leggere di giorno mi rompe veramente un po’ le scatole perché nel frattempo penso che potrei fare altre mille cose. Guardo con gratitudine le amiche con cui vado in vacanza, quando si propongono per leggere un libro a tutta la compagnia. Non ho la vocazione da attrice e probabilmente manco da mamma.
E dire che non leggo neanche male: quando mi ci metto faccio le vocine dei personaggi, seguo il clima della storia e cerco di fare una “lettura espressiva” ma succede di rado, probabilmente perché Saturno si è congiunto con Urano e improvvisamente mi viene una sfrenata voglia di leggere.
Passa subito.

Non mi diverto a giocare.
Attendo con disperazione il momento in cui le mie figlie non vorranno andare più al parco giochi.
Da quando sono autonome e non mi chiamano più per tenere la manina sullo scivolo o spingere l’altalena, posso finalmente dedicarmi al mio passatempo preferito: la chiacchiera selvaggia con le amiche, possibilmente con chiosco annesso. Non mi alzo in caso di cadute (passerà…) o litigate (sono ormai in grado di sbrigarsela da sole), cerco di mantenere un contegno decoroso e di confondermi con l’erba del prato, passando il più possibile inosservata.
Il dramma comincia con la brutta stagione. A casa non ho mai voglia di giocare a Shangai, carte, travestimenti vari: adduco spesso scuse che riguardano fantomatiche pulizie di casa.
Piuttosto stiro.

Non mi appassiono ai racconti e non rido alle barzellette
So che sono bambine, e che la capacità di arrivare al nocciolo della questione arriverà, prima o poi… ma è uno stillicidio ogni volta che qualcuna comincia a raccontare un’avventura, un episodio di scuola, una storia letta o vista da qualche parte! Il numero dei dettagli è impressionante e il plot arriva dopo circa due ore, quando ormai giro per casa con le cuffiette nelle orecchie e ho acceso insieme lavatrice e phon per creare un diversivo sonoro.
Le barzellette sono degne del più tradizionale humor inglese e spesso reagisco chiedendo di raccontare la stessa cosa al papà, sperando che una mente inferiore di maschio possa sintonizzarsi sullo stesso livello.
Di solito funziona.

Chiunque legga questo articolo ha il dovere morale di conservarne memoria e di rinfacciarmelo in tarda età. Grazie in anticipo.

[:]

flavia.g

Adoro i 40 molto più dei 20. Torino, due figlie, un quasi marito, una bici e uno spritz. E tante buone amiche. Non chiedo altro

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flavia.g

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