Carissima professoressa delle medie
Come sta? Spero che vada tutto bene.
Io sto… beh, così così.
Sa, tempo fa avevo scritto una lettera alla mia maestra delle elementari per ringraziarla di avermi insegnato a scrivere e comprendere l’italiano.
Farò la stessa cosa con lei, che ha continuato quel preziosissimo insegnamento.
Ma la ringrazierò anche per altro.
È la Giornata della Memoria. Giornata a cui lei ha sempre riservato un’attenzione particolare.
Ricordo perfettamente i film che abbiamo visto: “Schindler’s List”, “Train de vie – un treno per vivere”, “La vita è bella”… Film potenti, sotto tutti i punti di vista, adatti a stomaci forti e menti aperte. Sono orgogliosa di dire che con me hanno attecchito bene. Infatti, per parecchio tempo ho continuato a informarmi e a leggere. Soprattutto a leggere. “Il diario di Anna Frank” è stato per anni il mio libro preferito. A questo si sono uniti tanti, tanti, TANTI altri libri. “Se questo è un uomo” di Primo Levi. “Anni d’infanzia – Un bambino nei lager” di Jona Oberski. “Il diario di Jorg”, di Giuseppe Pederiali, che avevamo letto in classe. “Ho vissuto mille anni” di Livia Bitton Jackson. E ne ho citati solo alcuni.
È arrivato un momento, però, in cui anch’io ho fatto un errore.
Ho smesso di leggere.
Pensavo “in fondo che senso ha? Ormai sono passati tanti anni, noi siamo fuori pericolo. Bisogna cercare di aiutare chi invece sta passando per questo orrore adesso, invece di ricordare solo il passato. Lasciamo che i morti seppelliscano i loro morti.” E altre cazzate simili.
Ho sbagliato, professoressa. E di grosso.
Perché io adesso sto qui, nella mia tiepida casa, e quando torno a sera trovo il cibo caldo e almeno un viso amico e questo quando proprio mi va molto male. E già solo per quel viso amico in particolare dovrei ringraziare tutti gli angeli e i santi per la fortuna che ho.
E nella mia tiepida casa, sotto il mio caldissimo piumone, prendo il tablet e vado su Facebook. Ed è lì che capisco che, oggi più che mai, è importante ricordare, avere memoria.
Perché non è ammissibile che i diritti di tutti, uomini, donne, bambini, vengano calpestati in nome del proprio orticello!
Non è ammissibile vedere gente più o meno istruita e in vista sostenere che le donne devono limitarsi a essere belle, curare la casa e stare un passo indietro rispetto all’uomo!
Non è ammissibile vedere politici promuovere leggi atte a rimandarci indietro di sessant’anni, legittimando la violenza su donne e bambini!
Non è ammissibile che Liliana Segre debba vivere sotto scorta solo per aver sostenuto la necessità di ricordare e di aprirsi a chi ha più bisogno!
Non è ammissibile che compaiano scritte sulle case delle persone, che sottolineano che dietro quelle mura vive una persona di religione ebraica. Che se anche non fosse stato ebreo, ma musulmano, o protestante, o buddista, o ateo, non sarebbe cambiato nulla! Che queste scritte compaiano come se non ci fosse più memoria per quello che è stato.
Non è ammissibile vivere in un’epoca in cui abbiamo accesso a tutte le informazioni e c’è chi, quelle informazioni, le usa per fondare un partito neonazista!
Come non è ammissibile vedere politici che cavalcano quest’ondata di ignoranza e miseria umana!
Lo sa, professoressa, di recente ho letto cos’ha fatto il nostro ex-ministro dell’Interno. E ho provato un enorme dispiacere, per quel povero ragazzo, che ora si ritrova la vita distrutta, messo alla berlina da un uomo spregevole. Ma il disgusto è diventato furia cieca e terrore quando ho letto di una miriade di persone che hanno giustificato – sì, giustificato! – quell’uomo. Hanno bollato un reato come “una cazzata”.
E in tutto questo io ho capito come hanno fatto Hitler e Mussolini a salire al potere.
E ho pensato a Jona, che non ha più visto tornare la sua mamma.
Ho pensato a Anna, morta di tifo due settimane prima di potersi salvare.
Ho pensato a Livia, che si è ritrovata a mangiare una minestra putrida e piena di larve.
A Primo, che non è mai riuscito a superare davvero l’orrore che gli era capitato.
Tutti vittime dell’ignoranza umana, quell’ignoranza umana che è partita da un semplice “io sono migliore di te”.
E allora sì, ho capito che ora più che mai è importante alzare la testa e affermare, gridare, anzi, che no, simili orrori non devono succedere mai più, a partecipare tutti quanti alla Giornata della Memoria.
Quindi, professoressa, anche a lei è giusto che arrivi il mio grazie.
Grazie di cuore.
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