La mia condanna di donna a dieta perenne è la “variante light“. Qualsiasi ricetta, per me, ha ingredienti sostituibili con cose più sane. Pure quella dei pancake, che di light non dovrebbero avere nulla.
Oggi, botta di vita, si festeggia, Pancake! Ve li spiego, avete presente le sitcom americane, le scene in cui la mattina leggono il giornale davanti a quelle torri fumanti di cosi discoidali burrosi, impilati uno sopra l’altro, grondanti di sciroppo d’acero? Che solo a vederli già lievitano le terga?
Ecco. Quelli. Quelli sono i pancake.
Primo ostacolo: proprio lo sciroppo d’acero. Se riesci a farti avere un garante per il finanziamento e hai un bene da ipotecare, lo puoi tranquillamente tenere a troneggiare nella tua dispensa.
Mi sono indebitata più dell’Azerbaigian per avere il mio sciroppo d’acero, ma oh, la vita è una. Ed era l’unica cosa zuccherina che avevo deciso dovesse comparire (in piccole dosi) in quella che avevo deciso essere la mia colazione equilibrata.
Cominciamo l’avventura con le sostituzioni del caso:
“…Uhm, potrei sostituire la farina 00 con l’integrale, le uova con una banana schiacciata, il burro con l’olio, l’olio con l’acqua, l’acqua con gli atomi di idrogeno, in fondo l’ossigeno lo assumiamo già con la respirazione…“
E infine il risultato.
Metà dell’impasto, tristemente adeso al fondo della padella, raschiato via e tentato miseramente di ricompattare tipo puzzle 3D, aveva tra le fragranze le note decise del teflon.
Quelli venuti meglio, avevano più buche della Salerno-Reggio Calabria.
In bocca, la scioglievolezza di una soglia in travertino e il gusto compatto di un pannello in truciolato.
Lo sciroppo d’acero ha sorprendentemente salvato l’intera situazione.
Mezza boccia a far letteralmente galleggiare quella disfatta e fine dei problemi.
Roba che, se m’avesse visto Berrino, si sarebbe appostato in un cespuglio stile aborigeno australiano, con l’insulina nella cerbottana.
Colgo l’occasione per chiedere scusa a tutti gli aceri caduti e alle ditte d’esportazione Canadesi per i dubbi che ho ingiustamente sollevato; altresì, auspico maggior collaborazione per le mie tragedie culinarie venture.
Distinti saluti.
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